foglie 160823Appunti per un elogio funebre di un prete qualunque, uno come tanti, che ebbe, pero', il merito di amare in modo incondizionato la propria citta'. Non importa gli anni trascorsi dalla sua dipartita (1982) ma il ricordo e' sempre vivo in quanti, come noi, ebbero il privilegio di averlo come padre spirituale. E se il motto ricorda "semel scout semper scout", all'epoca eravamo impegnati nel campo mobile in Val d'Aosta e precisamente attraversavamo Il vallone di Chavannes, alle pendici del monte Bianco, in transito da La Thuille, pioveva e qualche tenda non era proprio al top. Con la foto di don Umberto ci piace proporre quelle di Vittorio Sortini ed Alfonso Ricciardi, maestri di vita per noi, figli spirituali per il don. Alle prime luci di quel 17 Agosto giuse la notizia che don Umberto era morto, il giorno precedente aveva celebrato i funerali della sorella salita alla casa del Padre dopo aver sofferto per un male incurabile. Ci furono attimi di disorientamento, comprensibile emozione, avevamo salutato don Umberto poco prima di partire. Il Don era generoso nei consigli, intransigente nei comportamenti, sacerdote amato per le innumerevoli iniziative portate a compimento, punto di riferimento per intere generazioni. “E’ difficile calarsi nei panni degli altri, ma è importante farlo” diceva quale monito a noi giovani dell'epoca. Questo principio e' stato sempre un compagno di vita. Il 14 luglio del 1946 don Umberto viene ordinato sacerdote, il 9 settembre 1957 è rettore del Seminario capuano, poi Arcidiacono del Capitolo Cattedrale, cappellano dell’ospedale Palasciano, docente della media “Ettore Fieramosca” e del magistrale “Pizzi”. La figura e l’opera di don Umberto restano indefinite e vuote se le si vogliono ridurre ad una sterile elencazione di piccole o grandi iniziative sociali e religiose: non è qui il suo fascino, il suo segreto. E’, invece, nella pienezza e nell’amore con cui ha vissuto quel “mistero del prete”che resta il suo percorso sacerdotale . Con don Umberto e' sparito un personaggio importante della antica poesia di Capua. A lui si deve la partecipazione al primo venerdi del mese, la venerazione per il Sacro Cuore di Gesù: il simulacro che si eleva lungo la riviera Casilina, la chiesa al rione Carlo Santagata. A don Umberto e' riconosciuta la grande partecipazione popolare all'Incontro del venerdì Santo in piazza dei Giudici tra le sacre effigie dell'Addolorata e l'Hecce Homo. A don Umberto la meravigliosa processione alle quattro del mattino dedicata all'Immacolata Concezione. Ricco ed articolato il racconto della sua vita nei libri di don Peppino Centore, Vittorio Sortini, Ciro Pozzuoli ed il nosto, "La luce nel tramonto". I suoi testamenti spirituali: "La giornata comincia la sera" e la struggente Via Crucis, sono ancor oggi di attualita'. A lui Capua deve tanto, soprattutto in termini spirituali e morali, nonché la fervente fede Mariana. “…il Signore odia la pace di chi ha destinato alla guerra”, amava ripetere. Don Umberto ci ha lasciato una testimonianza di Fede ed una eredità di pensieri, racconti ed esperienze che rimarranno a lungo nutrimento e sostegno per tutti noi.
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