"L'animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto".
Divina Commedia, canto tredicesimo, Dante Alighieri parla di Pier della Vigne ed il personaggio è determinante nella storia della città di Capua, dove ebbe i natali nel 1190 e figura carismatica nel profilo di Federico II di Svezia, committente delle meravigliose torri, ad una delle porte della città fortezza. Suicida, chi dice in una cella del carcere, dove fu recluso dopo l'arresto per corruzione, e dopo essere stato accecato al pubblico udibrio, altre fonti, morto nel corso di una traduzione, allorquando si lanciò da un cavallo, a terra, battendo la testa su di un sasso. La posizione del protonotario e nella selva dei suicidi. Pena inflittagli per aver tradito l'imperatore, che tante onoreficenze aveva concesso a lui ed alla città di Capua. Pier della Vigne, o delle Vigne, così come viene riconosciuto, comunemente, il suo cognome, dicevamo, nacque a Capua, intorno al 1190, da una famiglia disagiata, tanto da essere costretto a mendicare per pagarsi gli studi. Carriera da notaio nel 1220, stretto collaboratore di Federico II, impegnato nella vita culturale del cenacolo, sostenitore accanito e convinto dell'Università di Napoli, nel 1224, la lettera che sanciva la fondazione dell'istituzione. Tra le ipotesi del personale decadimento, corruzione e tradimento. Forse vittima di una congiura, fu arrestato nel 1249 a Cremona. Detto questo, in premessa, possiamo ora, parlare della porta di Capua. È il 1228 e Federico II si trova a difendere la Terra Santa: sesta crociata. Papa Gregorio IX, con un suo esercito invade il meridione italiano, l'imperatore libera Terra di Lavoro dall'assedio e riconosce Capua punto strategico. La presenza di Federico II in città, porta benefici e concessioni, in quanto considerata, la stessa porta di accesso al Regno di Sicilia. È una conferma la dicitura latina "est Capua regni clavis" , Capua è la chiave del Regno. I lavori per la realizzazione delle imponenti torri ebbero inizio nel 1234 e terminarono nel 1240; rivolta verso la Roma dei Papi, acerrima nemica dell'imperatore, al ponte casilino di epoca romana. Ad essa, fu ispirata la torre di Casertavecchia ed il Maschio Angioino. Il progetto è dell’architetto Niccolò di Cicala, sovrastante l’arco, c'era un busto femminile, che attribuiva a Capua la qualifica di fidelis, fedele. Nel 1557 venne abbattuto l’arco trionfale e le due torri, per esigenze militari; ulteriori danni, in seguito al bombardamento del nove settembre del quarantatre. I reperti sono custoditi nel Museo Campano. Alcune riproduzioni, multimediali e miniaturizzate hanno reso soddisfazione all'imponenza della struttura, tra cui quelle realizzate da Silvio Netti, apprezzato artista del settore, riproposta in foto, altra opera miniata nel museo campano, ndr. Il modello è stato costruito tenendo conto di una ipotesi, avanzata da Silvia Tomei, in un numero della Rivista dell'Istituto Nazionale d'Archeologia e Storia dell'arte, suffragata da indagini archeologiche ed archivistiche. È evidente il mutato aspetto del monumento tramandatoci dai precedenti studi di Andrea Mariano nel 1928. L'ipotesi di ricostruzione della Tomei, su cui si è basato il modello, illustra anche il probabile aspetto della facciata, spesso completamente ignorata.
La tutela, la salvaguardia, la rivalutazione e soprattutto fruizione, dovrebbero essere precisi ed inprocastinabili caposaldi di una attenta e qualificata politica culturale, identità, purtroppo, superficiale e poco incisiva.