Il 25 agosto del 1989, moriva Jerry Essan Masslo, un profugo sudafricano di trent’anni, ucciso a Villa Literno, da una banda di criminali. Prima di quell’omicidio l’Italia non capiva la portata del fenomeno immigratorio.
L’omicidio di Jerry Masslo non passò inosservato, gli furono tributati funerali di Stato. Qualche giorno prima di morire Jerry aveva lanciato dalle telecamere di Nonsolonero, un programma di Rai2 sull’immigrazione che oggi è difficile persino immaginare nel palinsesto della Tv pubblica: «Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile – dichiarò Jerry –. Il razzismo è anche qui… Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato e allora ci si accorgerà che esistiamo».
Altre cose, invece, non furono dette, per esempio che Jerry era un predicatore battista, forse a causa del pregiudizio per cui in Italia un cristiano è “naturalmente” cattolico o per la logica istituzionale di un funerale di Stato che sembrò non potersi celebrare se non nel rito cattolico, Masslo non ebbe il funerale evangelico che avrebbe desiderato.
Quell’omicidio e un’ampia mobilitazione per i diritti degli immigrati aprirono anche un processo politico che, in pochi mesi, portò all’approvazione della prima legge organica in materia di immigrazione, la famosa “Martelli”, un provvedimento che confrontato a quelli successivi ancora oggi ci appare innovativo e coraggioso.
L’anniversario della morte di Jerry Masslo ci impone una riflessione su ciò che, come popolo e come chiese, siamo diventati in questi anni. Chiamiamolo un “bilancio etico” della nostra civiltà politica.
RIccardi Tammaro
2cin Istituto Tecnico "Giulio Cesare Falco" Capua
Cronisti di Classe 2021/22