Dalle parti di Brezza il panificio Rossetti si prepara al banchetto del Divin Carnevale. La parola che più di ogni altra indica la festa per antonomasia è Carnevale. Traduzione di carnem levare, “eliminare la carne”, indicava il banchetto che si teneva il martedì grasso, subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Nonostante questa correlazione, il carnevale è considerato anche una festa pagana molto simile alle Lupercali, alle feste di Dionisio in Grecia, e a quelle che si tenevano in Egitto, tutte cerimonie con una forte valenza purificatoria. Attraverso il rito del travestimento e della maschera quello carnevalesco è il periodo in cui può essere sovvertito l’ordine sociale; nascondere la propria identità vuol dire ribaltare la realtà con la fantasia e travestirsi da ciò che non si è. Come ci dice il giovane Domenico Rossetti, uno dei titolari del noto forno di Brezza, “semel in anno licet insanire” e la sua mente va al ricordo di una particolarissima storia legata proprio al Carnevale e al popolo partenopeo avvenuta nel 1737 a Largo di Palazzo, l’attuale Piazza del Plebiscito. Carlo di Borbone arrivato scapolo al trono, fece coincidere i festeggiamenti del Carnevale con quelli del suo “addio al celibato”. L’intera città mise da parte le differenze di caste e si riversò in strada per danzare, fare baldoria e ovviamente mangiare fuori misura. Lo stesso Carlo si presentò ai festeggiamenti, indossando sontuose vesti da indiano, offrendo cibi di ogni genere e riempì la piazza di provoloni, soppressate ed altre bontà culinarie: un vero e proprio banchetto divino. I ricordi di Domenico spaziano tra i mille profumi del Carnevale, quando ancora piccolo assisteva alla preparazione dei dolci tipici di questo periodo e ci svela che tra chiacchiere e castagnole anche il classico pane riusciva a mascherarsi da dolce grazie ad una ricetta semplice ma molto gustosa: le frittelle di pane dolci. Una bontà semplicissima che una volta veniva preparata nelle cucine delle mamme e delle nonne semplicemente utilizzando delle ciabattine di pane raffermo, uova, latte, uvetta e zucchero. Sono quei sapori di una volta che si rinnovano ad ogni festa, è una di quelle ricette da sperimentare tutti insieme con l’aiuto dei più piccini, sempre contenti di stare con le mani in pasta e magari, perché no, raccontandogli qualche nostro divertente aneddoto di Carnevale – conclude Domenico.