Molto spesso è proprio nei piccoli centri rurali che sono conservati frammenti di storia, beni preziosi per la nostra cultura, abbandonati e sottovalutati nella maggior parte dei casi. Il Castello di Casaluce non fa eccezione: innalzato da circa un millennio, ha ricoperto nel corso dei secoli ruoli utili alle più svariate finalità, da punto strategico per il controllo del territorio a monastero celestino.
Talvolta gli abitanti di Casaluce potrebbero ancora restarne affascinati: pur essendosi ormai abituati alla sua presenza, confortevole come quella di un guardiano, potrebbero ancora fermarsi ad osservarlo, alzare gli occhi verso le mura massicce, magari mentre passeggiano in corso Vittorio Emanuele, una delle strade principali del paese, che conduce al centro, da cui è visibile il campanile, che scandisce le ore e le giornate dei cittadini… eppure, dopo aver fatto ciò, se i Casalucesi abbassassero gli occhi troverebbero uno spettacolo molto meno piacevole.
Si perché corso Vittorio Emanuele è vittima dell’inciviltà, così come altre strade, altre zone, altri quartieri di Casaluce e non solo; e se i rifiuti visibili sul marciapiede e fra l’erba selvatica sono un indizio, sembra proprio che ad alcuni non importi né del paese, né del Castello, né dell’ambiente, nonostante l’emergenza sempre maggiore negli ultimi anni circa l’inquinamento.
La pulizia delle strade è pressoché inesistente a Casaluce, e si spera che questa situazione possa cambiare dopo le elezioni comunali, quando finalmente il paese potrà avere nuovamente un’amministrazione su cui contare.
Ma se parte della responsabilità è di chi non pulisce, la responsabilità più grande non è di chi inquina?
Considerata la cura inesistente che dimostrano, i Casalucesi meritano davvero un paese pulito?