Contrariamente a ciò che dovrebbe essere, si continua a dibattere sulla violenza di genere. Questo accade perché spesso il progresso temporale non coincide con quello morale e in un momento della storia, che potrebbe proporsi come foriero di assoluta civiltà, ci troviamo ancora ad affrontare argomenti che riportano alla ribalta la ferinità che spesso nasce dall’insicurezza del maschio.
Le allieve della V B del Liceo delle scienze umane, sollecitate da tanta incoerenza, hanno voluto approfondire il tema, ricercando il fenomeno, in cifre, sul territorio marcianisano. Dallo studio è emerso che a Marcianise, in provincia di Caserta, con un fondo europeo istituito per le donne vittime di violenza, è stato offerto un sostegno che le reintegri nel mondo del lavoro.
Perché, sembra paradossale, ma chi subisce violenza, oltre che il danno incassa anche, per così dire, la beffa: molto spesso la vittima non viene creduta ma se ciò accade, la maggior parte delle conseguenze ricadono su di lei. Mentre il carnefice se la cava con qualche mese di carcere e un rilascio anticipato per buona condotta, la vittima - grazie a quella breve tregua - organizza, insieme con le autorità competenti, un piano di protezione per sé e per i suoi eventuali figli, scappando e cambiando la propria identità.
Ma a scappare non dovrebbe essere il carnefice? Il senso di colpa lo dovrebbe attanagliare tanto da indurlo ad allontanarsi e invece, ancora una volta, è la vittima a doversi nascondere sotto mentite spoglie affinché il carnefice non ritorni a perseguitarla, come se la colpa fosse sua.
Il finanziamento richiesto dal distretto C05 ha ridato speranza a molte donne che, a causa dei loro ex compagni violenti, avevano perso il lavoro o non avevano mai potuto iniziarne uno perché a prevalere era stato quel sentimento con cui si giustifica il carnefice, ovvero la “gelosia”.
Avere una propria indipendenza economica è il primo passo verso la libertà anche se continua a persistere una differenza salariale tra uomo e donna e anche se nei ruoli gestionali e di dirigenza continuano ad essere scelti per lo più gli uomini solo in virtù del fatto che il loro grembo non potrà mai ospitare una nuova vita. Tale differenza di retribuzione tra uomo e donna comporta anche una diversa disponibilità economica e nel caso si giunga a processo, ne determinerà anche l’esito: c’è sì da considerare la possibilità di accedere al patrocinio gratuito ma comunque maggiore disponibilità economica significa migliori avvocati e tutto ciò potrebbe condurre alla vittoria del carnefice sulla vittima come ha ben confermato l’avvocato penalista Ilenia Vitrone nel corso di un’intervista.
Parliamo di “vittima” e di “carnefice” senza specificarne il sesso perché talvolta la situazione può ribaltarsi e anche gli uomini possono subire violenze da parte delle loro compagne. Non a caso, allo sportello d’ascolto “Volontà donna” sito in Marcianise, il primo utente è stato proprio un uomo che subiva violenza psicologica da parte della sua compagna; sempre allo stesso sportello di ascolto si è registrato un aumento di chiamate, di richiesta di ascolto durante il periodo del lockdown, a dimostrazione che i casi di malessere si sono intensificati.
Iniziative come quella che le allieve delle VBU hanno voluto porre in evidenza non devono passare inosservate, tutti ne dovrebbero essere a conoscenza per contribuire e insieme dare una svolta alla triste piaga della discriminazione di genere, che nel XXI secolo continua a persistere a dispetto della tanto ostentata civiltà. È il caso di dire che spesso il progresso temporale non coincide con il progresso morale ma col contributo di tutti si può giungere a far correre le due cose su due rette parallele.