Protagonista di questa storia è il carciofo della varietà capuanella, ortaggio coltivato per lungo tempo a Capua e poi quasi scomparso, ritornato alla ribalta, nella sua terra natia, grazie alla decisione coraggiosa e ai sacrifici di un giovane imprenditore agricolo locale, Gaetano Bellofatto , che con caparbietà è riuscito a coltivarlo e a portarlo sulle tavole. Il suo impegno ha poi incontrato l’estro fantasioso di un piazzaiolo brillante, Daniele Lepore, patron della pizzeria Lepore&Farine di Capua, cresciuto sin da bambino tra farina e acqua, autentico alchimista dei lievitati, che ha voluto dedicare una sua pizza a questo fiore tanto caro a Zeus. Ne è nata la carcioffolella, con crema di carciofo Capuanella, prodotta da Bellofatto, spicchi di carciofo fritti e aromatizzati all’alloro, fiordilatte misto bufala, ciuffi di ricotta di bufala campana DOP, croccante di noci, pepe, olio extravergine di oliva “Oro di Caiazzo”. Il giovane Lepore, oltre ad essere un artigiano meticoloso e amante del suo lavoro, è un attento studioso di prodotti locali, quelli realizzati con metodi e la sapienza di un tempo oramai lontano. Il pizzaiuolo Daniele è altresì sostenitore dell’importanza di tutelare i beni della propria terra, come la capuanella ma anche l’olio, la mozzarella, il pomodoro e l’origano. Ha più volte affermato che “l’enogastronomia e l’artigianato di qualità costituiscono una leva fondamentale per la valorizzazione turistica e commerciale dei centri storici in quanto c’è una domanda sempre più interessata al consumo di prodotti tipici collegati alla storia e alle tradizioni locali”. Sulla scia di questo assunto ha voluto rendere omaggio al fiore che secondo una credenza mitologica voleva fosse una donna, assemblando la carcioffolella, pizza succulenta, delicata, soffice e ben digeribile. Il carciofo, tipica pianta mediterranea, coltivata principalmente in Italia, Spagna ed Egitto, è conosciuta nel panorama scientifico con nome di Cynara Scalymus. E nelle pagine che raccontano i miti si ritrova una bellissima ninfa dal nome Cynara, chiamata così per via dei capelli color cenere che contrastavano con gli occhi verdi e viola. Quando Zeus cadde nella fitta tela della sua seduzione, non fu corrisposto, così in un momento di rabbia trasformò Cynara in un carciofo verde e spinoso, proprio come il carattere dell’amata ninfa. Il nome capuanella deriva da un vezzeggiativo che rimanda alla città di Capua, l’altera Roma, come la definì Cicerone, dove un tempo era assai diffusa la produzione di questo carciofo e la cui coltivazione va da marzo a metà maggio. Le piantine vengono messe a dimora in autunno o a fine inverno; i carducci della capuanella sono stati rintracciati presso la famiglia Carbone e Gaetano Bellofatto è stato inserito nell’elenco dei coltivatori custodi della Regione Campania. I riflettori sulla capuanella sono stati riaccesi da Loredana Affinito, altra capuana, che da tanti anni lavora alla tutela dei prodotti tipici, spronando gli imprenditori del posto a rivalutare prelibatezze della terra spesso troppo spesso cadute nell’oblio della dimenticanza. Grazie a Daniele Lepore la bontà della capuanella rivive declinata come ingrediente per caratterizzare la pizza, uno dei cibi più conosciuti in tutto il mondo. Una di queste sere potreste decidere di imbattervi in un incontro con il gusto e far visita alla pizzeria di Lepore. Potreste ancora decidere di perdervi nella seduzione culinaria della carcioffolella, ammaliante ed irresistibile come il bacio di Cynara che è riuscita a stregare il supremo Zeus.
Piazza dei Giudici
Capua. La Carcioffolella, pizza nata dalla maestria di Daniele Lepore sfruttando un carciofo di origine capuana.
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