Stamane, all’Istituto Tecnico “G. C. Falco”, nella sede associata di Grazzanise, si è tenuta una videoconferenza, in modalità digitale, sulla prevenzione dell’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani.
Relatore il Comandante della Stazione Carabinieri di Grazzanise, Maresciallo Capo Luigi De Santis , presenti la Dirigente Scolastica Dott.ssa Angelina Lanna, i docenti e il referente della sede Prof. Antonio D’Angelo, l’esperto digitale Prof. Francesco Vito e gli studenti, che hanno mostrato particolare motivazione durante la manifestazione, intervenendo più volte per porre quesiti pertinenti al relatore.
Ha partecipato anche un ex studente dell’Istituto, Luigi Gravino, diplomatosi con 100 lo scorso anno scolastico, ora matricola universitaria. Il giovane ha testimoniato quanto la formazione ricevuta sia stata completa tanto da spianargli la strada sia in ambito universitario che nel quotidiano, che affronta con ottimismo e determinazione, perché supportato da un bagaglio esperienziale e scolastico di pregio. Soddisfazione espressa dalla DS Dott.ssa Angelina Lanna e dai docenti presenti all’incontro.
Dopo i saluti di rito ha preso la parola il Comandante De Santis, che ha sottolineato l’importanza della prevenzione tra i giovani dell’uso di sostanze psicoattive, in quanto la dipendenza è una vera patologia con un importante impatto socio-sanitario e, in quanto tale, deve essere oggetto di interventi specifici da parte delle Istituzioni e dello Stato.
Il Comandante De Santis ha più volte sottolineato quanto la prevenzione giochi un ruolo essenziale nell’arginare il fenomeno della dipendenza da sostanze stupefacenti. Pertanto, è essenziale definire strategie integrate focalizzate sia sulla potenzialità delle capacità personali che su azioni di conferma e di rinforzo dell’ambiente di vita attraverso la peer education e le life skills education.
Secondo dati ufficiali relativi al 2018, si parla di 880 mila ragazzi che hanno dichiarato di aver fatto uso di sostanze illegali, pari ad 1 ragazzo su 3 tra quelli che vanno a scuola tra i 15 ed i 19 anni.
Ma perché gli adolescenti possono decidere di usare sostanze psicoattive?
Sono diverse le motivazioni che li spingono a fare uso di sostanze psicoattive e, conoscerle, permette di entrare in contatto con i desideri, i bisogni e le difficoltà che si incontrano in questa fase di sviluppo. Tra le principali motivazioni che sono state collegate all’uso di droghe, si evidenziano le seguenti: la facilitazione sociale che riguarda l’uso di sostanze per agevolare la comunicazione e la condivisione di sentimenti ed esperienze tra coetanei; la reputazione sociale ovvero l’avvicinamento alle sostanze non è solo connesso alla socialità, ma anche al bisogno di esprimere la propria reputazione sociale; l’ampliamento del sé, che è fondamentale nell’adolescenza e risulta essere lo sviluppo del sé; la regolazione delle emozioni ossia l’uso delle sostanze può essere motivato per controllare i propri stati emozionali e ridurre le sensazioni e le emozioni vissute come spiacevoli e fare esperienza di stati emotivi positivi; la ricerca di sensazioni forti infatti in adolescenza risulta essere presente il bisogno di ricercare nuove sensazioni.
Emerge, dunque, che l’uso di sostanze per gli adolescenti investe diverse funzioni molte delle quali sociali e di definizione della propria identità; ciò ci porta a interpretare il comportamento dell’adolescente, seppure dannoso, come dotato di senso e di un significato.
Certamente è molto utile porre l’accento su questi fattori, in quanto, soprattutto in adolescenza, l’individuo si definisce nell’interazione continua con la comunità, la famiglia, l’ambiente scolastico e il gruppo dei pari; inoltre, essa risulta essere particolarmente utile in quanto esamina i medesimi fattori, sia come rischio sia come protezione.
I molteplici contesti sociali, tra cui la famiglia, così come i fattori individuali possono essere, dunque, sia fattori protettivi che di rischio e risulta essere fondamentale proprio ai fini della prevenzione e della cura potenziare la loro funzione protettiva e cercare di limitare gli aspetti che potrebbero comportare un potenziale rischio.
Gli operatori sul campo spiegano che il fenomeno è in continuo aumento e l’età si è abbassata sempre più arrivando a coinvolgere quelli che in realtà sono poco più che dei bambini ed hanno tra gli 11 e i 14 anni.
L’unico modo per arginare il fenomeno è agire sul territorio e costruire delle relazioni attivando percorsi di prevenzione strutturati specifici per minori con dipendenze, visto che in Italia ne esistono pochi e la sindemia da covid19 ha creato ulteriori problemi nei servizi residenziali per minori, motivo per il quale sono aumentati gli abbandoni volontari.
Il contesto delineato ci dimostra che il mondo dei consumi delle sostanze, i comportamenti che ne determinano il consumo, l’accettabilità sociale, i fattori situazionali sono cambiati; questo scenario richiede delle riflessioni e degli approfondimenti sul piano preventivo.
Le attività di contrasto e prevenzione necessitano di interventi multidisciplinari, sarebbe, quindi, auspicabile pensare ad interventi diversificati specifici e correlati al tipo di cambiamento da portare nell’intero sistema.
In generale, nel progettare percorsi preventivi risulta importante considerare il contesto del giovane, il significato e la funzione che l’uso di sostanze ha, la percezione del rischio rappresenta un importante fattore di protezione.
I fattori di protezione sono da considerare come delle risorse a cui i giovani possono attingere nei momenti di necessità e possono compensare o ridurre i fattori di rischio.
È importante studiare la quotidianità dei giovani, non solo per evitare il disagio, ma soprattutto per promuovere il loro benessere, motivo per il quale la scuola è uno dei luoghi privilegiati dove porre in essere la prevenzione. Secondo ricerche scientifiche di rilievo, i fattori “protettivi” rispetto ad un utilizzo di sostanze ad “alto rischio” sono: il leggere libri per piacere, l’avere un rendimento scolastico alto, il praticare attività sportive ed essere soddisfatti della propria salute.
Compito fondamentale dei genitori, della scuola e delle agenzie attive sul territorio è di sensibilizzare i giovani rispetto agli effetti che queste sostanze creano, ma soprattutto, di fornirgli gli strumenti per trovare le risposte ai propri “problemi” in maniera diversa e costruttiva.
Prof.ssa Angela Nespoli