Ancora calda la notizia dell’invasione in Ucraina a opera dell’esercito russo, che ha segnato la nostra storia in data 24 febbraio 2022. "Un'operazione militare speciale" per ammissione del presidente russo Vladimir Putin contro "un'anti Russia ostile totalmente controllata dall'Estero". La portata di questo evento è stata tale da scatenare la tempestiva reazione degli altri stati del mondo, Italia inclusa. Complici di ciò sono stati i video del popolo ucraino condivisi sui vari social, i quali hanno permesso di assistere in tempo reale allo sviluppo del conflitto: in essi emerge la tenacia di questo popolo, che rifiuta di sottomettersi al gigante russo senza combattere, offrendo una strenua resistenza.
In questi giorni la Campania si è attivata per il sostegno del popolo ucraino. Ispirata dall’ardore dei manifestanti, la zona del casertano è scesa a protestare nelle piazze contro l’invasione, sventolando i colori della bandiera ucraina e organizzando raccolte fondi per il sostegno della resistenza anti-russa. Tra i protagonisti di queste operazioni c’è Taras, un cittadino ucraino di 25 anni, da 15 in Italia domiciliato a Capua. Con lui c’è Irina, che abita al quarto piano di un anonimo condominio alle porte di Capua. Qui si sono date appuntamento altre sue amiche, Ludmilla, Maria, Oxana, Inna, tutte donne ucraine, che, insieme a Taras, preparano pacchi da spedire nel loro paese. Si tratta soprattutto di medicinali, alimenti a lunga conservazione e altri beni di prima necessità. Con loro c'è Alessio, un giovane capuano che dà una mano. Mentre lavorano, il televisore è sintonizzato su un canale estero che dà tutti gli aggiornamenti sulla situazione in Ucraina per conoscere in tempo reale tutto ciò che succede. Nel pomeriggio del 27 febbraio un autobus è partito da Caserta alla volta dell’Ucraina. Quando arriverà alla frontiera, al confine con la Polonia, dei volontari preleveranno i pacchi e li distribuiranno nei luoghi dove ce n'è bisogno.
"La prima cosa che facciamo quando arriva una notizia negativa - dice Maria - è quella di prendere il telefono e chiamare i nostri familiari. E gli attimi di attesa quando sei al telefono sono infiniti. Si teme sempre il peggio. A combattere ci sono anche tante ragazze e ragazzi, molti sono minorenni. Invece di vivere un'adolescenza spensierata si stanno armando e cercano di proteggere la loro terra”. "Sì ci sono tanti uomini che partono per andare a fare la guerra – spiega Taras - Mi rendo conto che questo è difficile da capire per chi non ha una guerra in casa e non ha familiari da difendere. Ci sono uomini che non si sentono utili qui e vanno a difendere e aiutare i loro familiari. Sono padri, fratelli, figli. Li capisco. Io, per ora, riesco ad essere utile qui. Ma, se fosse necessario, partirei subito per combattere.
L'intenzione russa è stata quella di bombardare tutti i nostri punti strategici e permettere alla fanteria di entrare a Kiev senza difficoltà. I missili sono arrivati anche nella parte più occidentale dell'Ucraina, a pochi chilometri da un aeroporto militare dove vive la mia famiglia. La paura è che, trovandosi in difficoltà, la Russia possa cominciare a bombardare intenzionalmente i centri abitati".
Un terrore che è già diventato realtà. È stato bombardato nella notte del 26 febbraio un edificio (fortunatamente evacuato) a Kiev con due missili. "Noi non abbiamo sufficienti
sistemi per difenderci da questi missili e quello che chiediamo all'Europa non sono armi per attaccare o missili, no. A noi servono dei sistemi che ci permettano di proteggerci, non lasciateci morire così". Queste le commoventi parole dell’Ucraina rivolte ai popoli d’Occidente.
Raffaele Romano, V Sco A, Liceo Salvatore Pizzi
Cronisti di Classe 2021/22