I circa sei minuti di video diffusi dai media e relativi a parte di ciò che è avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile dell’anno scorso sono orribili; se prima di vedere quelle immagini ci eravamo detti sgomenti e atterriti, adesso siamo sconcertati, mortificati e colpiti nell’orgoglio di servitori dello Stato. Ora, però, ci si interroghi sui motivi che hanno prodotto quelle degenerazioni e sul perché si susseguono indagini e procedimenti penali a carico della Polizia penitenziaria. Ci si chieda perché avvengono, per converso, più di due aggressioni al giorno, contando solo quelle più gravi, da detenuti a operatori senza che il Ministero della Giustizia intervenga tangibilmente e con misure appropriate”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, ritornando, come già aveva fatto nei giorni scorsi, sulle vicende avvenute presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo i disordini e la perquisizione del 5 e 6 aprile dello scorso anno.
De Fazio spiega: “a fronte delle accuse mosse a diversi appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria a Santa Maria Capua Vetere, a fronte del video, parziale, che abbiamo potuto visionare, ma anche a seguito dei numerosi procedimenti aperti da altre procure, appare evidente che complessivamente il sistema carcerario non funzioni, da qualunque prospettiva lo si guardi”.
“Se quei procedimenti accertassero errori o addirittura abusi da parte della Polizia penitenziaria, anche in considerazione dell’ampia scala con la quale si sarebbero verificati, sarebbe inevitabile prendere atto del fallimento organizzativo e gestionale delle carceri. Se, invece, come in cuor nostro confidiamo, – prosegue il leader della UILPA Polizia Penitenziaria – nella stragrande maggioranza dei casi si dimostrasse la correttezza dell’operato della Polizia penitenziaria e l’infondatezza delle accuse, sarebbe doveroso chiedersi il perché un apparato dello Stato non consenta di prevenire così gravi sospetti ed esponga a frequenti procedimenti penali e alla gogna mediatica i suoi servitori”.
“Non è sufficiente il ripristino dei sistemi di videosorveglianza che pure chiediamo da tempo insieme all’indispensabile dotazione di body-cam, specie in assenza di un protocollo che ne regolamenti indefettibilmente l’impiego e la possibilità di accesso, impedendone manomissioni e utilizzi impropri. Servono riforme complessive che reingegnerizzino il sistema d’esecuzione penale, rifondino l’amministrazione penitenziaria e ridisegnino l’architettura del Corpo di polizia penitenziaria.
Questo – conclude De Fazio – chiediamo al Presidente Draghi e alla Ministra Cartabia, non è più tempo di pannicelli caldi”.
Com. Stampa UILPA
Polizia Penitenziaria