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Urla, pianti, disperazione e malori. Ecco cosa ha comportato a Casal di Principe l’inizio delle operazioni di demolizione della casa di prima necessita delle famiglie Stabile. Dopo una lunga notte di angoscia, infatti, alle prime ore dell’alba i celerini in tenuta antisommossa si sono fatti largo tra i cittadini che a decine hanno portato solidarietà a questa umile famiglia di lavoratori, hanno fatto uscire gli occupanti dai e lasciato via libera alla ruspa. Un film tragico visto già troppe volte in questi dieci anni in Campania. Ma stavolta quanto accaduto in questi giorni a Casal di Principe è destinato ad alimentare feroci polemiche che difficilmente si placheranno nel tempo. Infatti le ruspe non si sono fermate nemmeno dinanzi alla certezza che tra cento giorni sarebbero stati pronti i due appartamentini che l’amministrazione comunale, con uno stanziamento di 50.000.00 euro, ricaverà da un villino requisito, motivo per cui il sindaco Renato Natale ha rassegnato le dimissioni da primo cittadino. E la cosa che ancor di più ha lasciato l’amaro in bocca a tutti, è che agli Stabile non è stata neppure data risposta ad un articolato incidente di esecuzione e ad una istanza di sospensione presentati dall’Avvocato Bruno Molinaro. Lo Stato non ha voluto sentire ragioni ed ha proceduto come un carrarmato provocando la reazione indignata dei cittadini. Nell’esprimere massima solidarietà umana e sociale alla famiglia Stabile ed al sindaco Renato Natale costretto a rassegnare le dimissioni, come Coordinamento dei Comitati per il Diritto alla Casa della regione Campania non possiamo, ancora una volta, non sottolineare come purtroppo lo Stato faccia il forte coi deboli ed il debole coi forti perché se così non fosse, oltre ad essere processata e condannata la politica degli ultimi quarant’anni responsabile del proliferare dell’abusivismo in tutta Italia, andrebbero giù finalmente gli immobili della grossa speculazione edilizia affaristica del cemento selvaggio e della criminalità, o gli ecomostri di Stato come quelli presenti, ad esempio, sull’isola d’Ischia dove da decenni continuano a fare orrenda mostra di se gli stabili che avrebbero dovuto ospitare la Caserma Forestale dello Stato nella pineta bosco della Maddalena e quella dei Carabinieri a Forio in zona Capizzo. L’augurio, e per questo il Coordinamento continuerà ad impegnarsi, è che governo e parlamento finalmente trovino una soluzione politica e oltre a regolarizzare le case di prima necessità, cominci finalmente ad abbattere gli immobili di chi ha speculato e lucrato col cemento selvaggio.

A cura del Coordinamento dei Comitati per il Diritto alla Casa della regione Campania

 

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