La devozione incontra la tradizione. È la sintesi dell'annuncio che l'Arciconfraternita del Santissimo Rosario, ha adottato per le celebrazioni in onore di San Biagio, la cui ricorrenza è per il prossimo tre di febbraio, giorno che segue la Candelora. Ci sarà la tradizionale benedizione con le candele, ma soprattutto l'unzione della gola, di cui il Santo è definito protettore. Due i momenti fissati nel progranma: la Celebrazione Eucaristica, nella Basilica Cattedrale, alle dieci, il Rosario, solennizzato, nella monumentale chiesa di San Domenico, dove i confratelli dell'antichissima Congrega Capuana, il cui Priore è Gianpaolo Palmieri, sono i custodi. È particolarmente sentito il rito dell'unzione, ma altrettanti significativa la vita del Santo, medico e vescovo di Sebaste, in Armenia. Il suo martirio avvenne durante le persecuzioni dei cristiani intorno al 316, nel corso dello scontro tra gli imperatori Costantino e Licino. Biagio venne catturato dai Romani, fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, per poi subire la decapitazione. Il corpo di Biagio è stato deposto nella cattedrale di Sebaste. Nel 732, una parte dei resti mortali, venne imbarcata da alcuni cristiani armeni per essere portata a Roma. Una improvvisa tempesta troncò però il viaggio. Si fermarono a Maratea, in Basilicata. Fu qui che i fedeli accolsero le reliquie in una chiesetta, l’attuale basilica, sull’altura di Monte San Biagio, su cui nel 1963, è stata eretta la statua del Redentore, alta 21 metri.
Nel corso della celebrazione liturgica, ci sarà la benedizione alle “gole” dei fedeli con olio benedetto. La leggenda narra che San Biagio incontrò una donna con in braccio il suo piccolo figlio, quasi morente per soffocamento. Il bambino aveva ingoiato una lisca di pesce. San Biagio, con il solo segno della croce, liberò la gola del bambino. E così, fu salvo. Altre tradizioni popolari, raccontano che a Milano, è consuetudine mangiare i resti dei panettoni avanzati dal Natale. A Lanzara, in provincia di Salerno, vengono cucinate le famose “polpette di San Biagio”. Nella città di Salemi, visto che il santo nel 1542 salvò la popolazione da una grave carestia causata da un’invasione di cavallette, che distrusse i raccolti nelle campagne, si preparano dei piccoli pani chiamati “cavadduzzi”. A Capua, dopo il rito religioso, è tradizione distribuire tra i fedeli presenti, dei panini, che saranno consumati, poi, a casa con gli altri componenti della famiglia. Ecco, allora, la devozione che si incontra con la Fede, e che ancora una volta vede protagonista l'Arciconfraternita del Santissimo Rosario, testimone attenta e generosa delle più belle tradizioni locali.