Quel titolo de "Il Mattino", ha accompagnato la nostra generazione per anni, ed ancora oggi suscita emozioni. Le rotative di via Chiatamone, nonostante tutto, riuscirono a mandare in distribuzione il giornale. La tiratura fu sufficiente per coprire l'intera area del cratere. Roberto Ciuni firmava la gerenza, era il direttore responsabile del maggiore quotidiano del mezzogiorno. Il titolo, a caratteri cubitali ed a tutta pagina, sintetizzava la drammatica situazione della Campania, ed in particolare dell'Irpinia: "Fate presto". Sarà il simbolo della tragedia, l'icona di una realtà che, poi, sarà trasferita anche nell'arte contemporanea. Il grido di dolore era atroce, paesi dell'Irpinia rasi al suolo, a Napoli palazzi crollati, il casertano è in difficoltà come pure il salernitano. Campania e Basilicata sono in ginocchio, tanti i morti, migliaia i feriti. Gente in strada, ci sono solo le radioline portatili per ascoltare i notiziari, nelle macchine fornite di radio si cerca in modo snervante di trovare una stazione che trasmetta informazioni. Encomiabile il rapporto tra i radioamatori, che con i loro "baracchini" fanno da ponte tra l'area del cratere ed il resto del mondo. La redazione invia su territorio tutti i cronisti disponibili, a loro il compito di notiziare, raccontare, rendere partecipe il mondo intero della più grande tragedia di tutti i tempi. Sono le 19.34, è domenica, 23 novembre, mi accingo a rientrare a casa dopo la passeggiata con gli amici in piazza dei Giudici, appena il tempo di salire i primi gradini delle scale, che vedo scendere giù, a gran corsa e gridare persone: 'u terremot. Benedette quello macchine che ci ospitarono per giorni. I novanta secondi si trasformarono in una eternità, pochi, ma tanti per spezzare vite, cancellare borghi, strade, storie, gettare intere famiglie in un incubo durato poi decenni. Il sisma è registrato nella scala Richter per un magnitudo di 6,9 gradi, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania: 2.914 morti, 8.848 feriti e 300mila sfollati. A via Stadera, nel quartiere di Poggioreale, crolla un palazzo. Le linee telefoniche si interruppero e la portata catastrofica del fenomeno fu chiara solo dopo diverse ore. "Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi". Così ammoniva Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica, commentando il dolore e devastazione che per molti giorni si presentò agli occhi dei soccorritori. Ancora oggi, a distanza di quarantuno anni, il dolore, la paura, il rammarico, sono sempre presenti nel nostro animo. Ne abbiamo passate tante, passerà anche questo ennesimo terremoto: il Covid- 19.