antropoli intervista 2C’era e c’è ancora un importantissimo e particolare progetto riferito agli insediamenti benedettini altomedievali in Italia. Il progetto è promosso, patrocinato e sponsorizzato dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese, e fortemente voluto dal suo Presidente, Romano Negri. Si legge sul sito online dedicato che il progetto “è gestito e coordinato dal responsabile scientifico dott. Ruggero Longo in collaborazione con il dott. Emilio Amigoni (Fondazione Comunitaria del Lecchese), e si avvale di un comitato scientifico appositamente istituito, composto da esperti nel settore della storia dell’arte medievale e della valorizzazione dei beni culturali. Tre le fasi del progetto: la prima fase ha riguardato l'inserimento del sito nella 'Tentative List', la lista propositiva nazionale italiana. L'inserimento del sito in Tentative List è stato ufficialmente inoltrato alla Commissione Nazionale UNESCO il 26 Gennaio 2016, e successivamente recepito dalla commissione UNESCO il 18 Marzo del 2016. La seconda fase del progetto consiste nella redazione del Dossier di candidatura e nello sviluppo di un Piano di Gestione integrata del sito, secondo le linee guida UNESCO. La terza fase consisterà nell'attuazione della gestione integrata del sito seriale per la tutela e la valorizzazione del futuro sito UNESCO”.

È il consigliere comunale Massimo Antropoli a voler accendere i riflettori sull’argomento. “Nel febbraio 2024, precisamente il giorno 5, si è tenuto al MIC un’importante riunione sulla candidatura all’UNESCO, nella Lista propositiva nazionale nel 2016, degli “Insediamenti benedettini altomedievali in Italia”. A promuovere la candidatura la Fondazione Comunitaria del Lecchese insieme al Comitato scientifico, che ha condotto alla selezione di 8 contesti paesaggistici e monumentali (Subiaco, Montecassino, San Vincenzo al Volturno, San Pietro al Monte a Civate, Sacra di San Michele, San Vittore alle Chiuse di Genga, Sant’Angelo in Formis, Santa Maria di Farfa) ubicati in 6 regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Lazio, Marche, Molise, Campania), che insistono in 10 Comuni. Il progetto di candidatura mira a testimoniare, attraverso l’insieme degli 8 complessi citati, la nascita del fenomeno benedettino in connessione con l’evoluzione dell’architettura religiosa. Nell’ambito di questa procedura, come riportato in una nota stampa del MIC, il gruppo di lavoro, coordinato dall’Ufficio UNESCO, sta predisponendo gli approfondimenti richiesti. A questo punto le domande sono molteplici; nel consuntivo povero e triste che si può stilare sull’attività inconcludente in ogni settore della vita amministrativa di Capua posta in essere da tre amministrazioni comunali di centro sinistra, c’è qualcuno che si è mai occupato di questa procedura? Il giorno 5 febbraio chi di Capua ha partecipato alla riunione? Se nessuno dell’Amministrazione comunale ha preso parte all’incontro, si possono conoscere le ragioni? Quali sono le attività concrete poste in essere per sostenere queta candidatura e chi sta lavorando al dossier? Esiste un comitato tecnico scientifico locale promosso magari da sindaco e assessore alla cultura, ammesso che quest’ultimo esista? Capua è assente da ogni progetto e attività che riguarda la cultura, nel silenzio totale di un’Amministrazione comunale villanicentrica e completamente disinteressata a promuovere e tutelare la magnificenza di questa città. Mentre altre città a noi vicine partecipano e si assicurano importanti contributi riservati alla cultura e agli eventi, a Capua festeggiamo il taglio dell’erba e l’apposizione dei cestini gettacarte. Una vergogna inaudita, a cui sta partecipando l’intera maggioranza comunale, che chiaramente ignora la storia della propria città e tutte le iniziative volte a tutelare il patrimonio culturale”

 

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