Ancora una volta, nel giro di pochi anni, Capua è costretta a registrare il fallimento di una esperienza amministrativa che, nata da un cartello elettorale e senza un forte collante politico, finisce con lo sbattere sullo scoglio di personalismi e interessi di parte.
La coalizione che ha vinto le elezioni del 2019, assemblata con forze eterogenee per estrazione politica e culturale, ha inevitabilmente prodotto continue fibrillazioni, fino ad implodere fragorosamente.
In circa due anni e mezzo abbiamo visto di tutto: dimissioni del sindaco, sfiducia al presidente del consiglio - anch'egli dimissionario - rimpasti in giunta, richieste di aiuto esterno (soccorso mondragonese), sfiducia al sindaco - firmata anche da membri della maggioranza - e un passaggio in amministrazione più che prevedibile, che alla fine hanno portato al dissolvimento anticipato di questa consiliatura.
La decisione di staccare la spina, una volta per tutte, a questo fallimento annunciato, si è resa necessaria per porre fine ad un accanimento terapeutico - che avrebbe solo prolungato un'inutile agonia - e per ridare così la parola al popolo capuano da troppo tempo costretto a convivere col degrado e l'abbandono.
Certo, quando una consiliatura si scioglie prematuramente è una chiara sconfitta: per chi ha vinto le elezioni, perché non è stato in grado di governare, ma anche per l'intera città.
Ma questo fallimento ha una matrice chiara e inconfutabile: si chiama INCAPACITÀ!
• INCAPACITÀ DI GOVERNARE E PROGRAMMARE
In 27 mesi nulla si è prodotto, in nessun campo, ed è francamente inutile stilare l'ennesimo elenco dei fallimenti dell'amministrazione Branco che è sotto gli occhi di tutti.
Un’amministrazione connotatasi da tante occasioni non colte e finanziamenti persi - dallo sport, al dissesto idrogeologico per citarne solo alcuni - e incapace di realizzare perfino quanto programmato da passate amministrazioni, come la rotonda del Quadrivio Caputo, con i lavori che da una durata contrattuale di 45 giorni, da nove mesi sono ancora in corso, e ad oggi non siamo giunti nemmeno a metà dell'opera.
• INCAPACITÀ DEL SINDACO di costruire e gestire la necessaria dialettica politica interna alla propria maggioranza.
Un primo cittadino incapace di ascoltare i propri consiglieri e creare coesione tra essi - al punto da preferire il ricorso al soccorso mondragonese per “tirare a campare” - facendo sì che i malesseri, già manifestati da tempo da tanti consiglieri di maggioranza, si trasformassero in chiara scelta di opposizione: un vero capolavoro di inadeguatezza politica.
Insomma: un fallimento annunciato.
Non era concepibile continuare con questa recita a soggetto.
Capua in pochi anni ha dovuto registrare anche un altro fallimento del PD, l’ispiratore politico di questa maggioranza: un partito che, pur esprimendo il sindaco, pochi giorni fa, all'atto della votazione in Giunta della presa visione del PUC, di cui è stato autorevole estensore, si è defilato votando no alla delibera.
CONFUSIONE PURA!
Il futuro prossimo dovrà necessariamente vedere la mobilitazione di tutte le componenti professionali, commerciali, operaie, imprenditoriali, dei giovani, delle donne e degli uomini che intendono la politica come servizio alla collettività, affinché scendano in campo, in ogni formazione politica, in ogni lista civica, per dare un contributo di competenza, idee, programmi ed entusiasmo per affrontare il difficile futuro che aspetta questa nostra città.
Angelo Di Rienzo
Melina Ragozzino
Annarita Vegliante