Venerdì 1° ottobre, Piazza Statuto. Una lunga serata, il cui “la” è stato dato dalla prima lista alle 19:30 e il cui termine è stato decretato dall’ultima parola dell’ultima lista, a mezzanotte circa. Ore intense di discorsi e promesse declamate sul palco e di risposte mormorate in piazza. Fra i cittadini c’è chi urla e chi sussurra, chi va e chi viene, chi ascolta liste amiche, liste avversarie, o entrambe.
Un movimento del genere si verifica a Casaluce in un’unica altra occasione: la festa patronale. Per il resto, le elezioni rappresentano un avvenimento unico, una ricorrenza capace di influenzare il clima casalucese al punto da rendere il paese quasi irriconoscibile.
La lunga tradizione della politica casalucese è costellata da campagne elettorali ferventi, a cui è stata tenuta fede anche stavolta: anche la serata di venerdì è stata condita di toni accesi, linguaggi coloriti, talvolta anche offese pesanti.
La sorte ha voluto che la prima lista a parlare fosse “Crediamoci Insieme” dell’ex sindaco Antonio Tatone: insieme a lui si sono pronunciati Roberto Pascale, Raffaela Migliore e Carmela Cesaro.
Poi è stata la volta di “Uniti per Cambiare” di Antonio Cutillo, il quale ha preso la parola dopo i candidati Pasquale Bruno e Giuseppe Santagata.
Il penultimo a parlare è stato Antonio Comella con i candidati Alfonso Gentile, Cristina Femiano, Gabriella Pascale ed Ania Esposito della sua lista “Casaluce Civica”.
A chiudere, prendendo la parola alle ore 23:00, la lista “Agire” di Francesco Luongo con i candidati Gesualdo Marzocchi, Maddalena Zaccariello, Giuseppe Veneziano e Francesco Tozzi.
Nessuno dei candidati a sindaco – fatta eccezione per Antonio Graziano, che non ha svolto un comizio pubblico – ha preso alla leggera la possibilità di parlare al popolo per l’ultima volta: ciascuno ha giocato ogni carta, e se c’era anche solo un’unica speranza di far cambiare idea a chi non era ancora convinto della propria scelta, è meglio che l’abbiano sfruttata.
In alcuni momenti della serata – impossibile non notarlo – la piazza è stata più viva, in altri si è quasi affievolita, ma soltanto il 4 ottobre potremo davvero riconoscere quanto questo sia stato indice di vittoria o di sconfitta.
Venerdì sera, chiunque avesse camminato lungo corso Vittorio Emanuele avrebbe udito applausi, risate e stappi di bottiglie, suoni di cui, fra la confusione, era impossibile individuare l’esatta fonte.
Ad oggi, fino a lunedì, il paese è in silenzio elettorale. I volantini spazzati dal vento e infilati nelle cassette della posta assumono un aspetto quasi beffardo, per la fatalità di ciò che sta per succedere. Il popolo ha solo qualche ora per riflettere ancora.