L'Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere è il secondo monumento più grande dell'Italia antica dopo il Colosseo.
Fu costruito tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C l'edificio era diviso in 4 parti: ima, media, summa cavea, attico.
Dentro si svolgevano degli spettacoli gladiatori. Una parte delle sue pietre furono utilizzate dai capuani in epoca normanna per erigere il Castello delle Pietre della città di Capua ed alcuni dei suoi busti ornamentari,utilizzati in passato come chiavi di volta per le arcate del teatro, furono posti sulla facciata del Palazzo del comune di Capua.
La parte esterna è fatta con blocchi di calcare ed è delimitata da cippi lisci e scolpiti, di cui se ne conserva solo uno con l’immagine a rilievo d’Ercole.
L'ingresso principale era collocato nella parte occidentale e, in quella orientale c'era un condotto di collegamento ad una cisterna;Il piano dell’arena era costituito da tavoloni di legno cosparsi di sabbia per consentire lo svolgimento dei combattimenti. Sotto l'arena c'erano poi i sotterranei che erano collegati attraverso dei corridoi.
Purtroppo nel 456 a.C. l'Anfiteatro durante il saccheggio dei Genserico venne rovinato e distrutto leggermente, per poi essere riparato nel 530 d.C.Durante il dominio gotico e longobardo l’edificio continuò ad avere funzione di arena; poi, dopo la distruzione della città nell’841 d.C. ad opera dei Saraceni, venne trasformato in una fortezza.
Affianco all'anfiteatro c'è un museo dei gladiatori dove sono esposte le decorazioni dell'Anfiteatro. A partire dalla fine del IX secolo, fu ampiamente depredato dagli stessi capuani successivamente al trasferimento della Civitas Capuana dal sito d'epoca romana(Capua antica), in particolare per il Castello di età longombarda,fu utilizzato come cava di marmo e di materiali nella costruzione del Duomo, del Campanile e di molti palazzi della Capua attuale e più tardi per la chiesa dell'Annunziata. Lo smantellamento dell'Anfiteatro per utilizzarlo nella costruzione di Caserta risulta essere invece un falso storico. L'opera di depredazione fu veramente feroce: si spezzarono di grandi massi per asportare il bronzo e il piombo che li univa, si usarono le pietre più piccole per pavimentare la strada. Solo nell'epoca borbonica la distruzione dell'Anfiteatro giunge al termine grazie al Re che lo dichiara monumento internazionale.
Christian Sorice
2cin ITIS falco
Cronisti di Classe 2021/22