È da circa 10 anni che gli allevatori del basso Volturno lottano contro un nemico invisibile rappresentato dal virus della brucellosi, che contamina i numerosi capi di bestiame presenti. Dall’estate del 2021 gli allevatori partecipano a manifestazioni pacifiche per chiedere maggiore assistenza ad un settore che rappresenta uno dei più importanti pilastri dell’economia campana, che dal 2013 versa in una profonda crisi che sta per giungere ad un punto di non ritorno. Il numero di capi per azienda infatti si riduce sempre di più per via della brucellosi; è sufficiente infatti, che solo un animale venga infettato dal virus per mettere in pericolo tutti gli altri. Per evitare una vera e propria epidemia all’interno delle aziende, gli allevatori si vedono costretti a far abbattere gli animali, in mancanza della disponibilità del vaccino. Quest’ultimo è stato disponibile dal 2009 al 2013 ed è stato un’ottima arma per evitare l’abbattimento e la macellazione degli animali che forniscono il latte con il quale viene poi prodotta la mozzarella “l’oro bianco” della Campania. In seguito al 2013 però, data l’indisponibilità del vaccino, sono stati abbattuti decine di migliaia di capi di bestiame con un conseguente ridimensionamento degli allevamenti. Nel 2021 in seguito ad una denuncia giunta anche in sede europea e ad una successiva indagine si scoprirà, che circa il 90% delle 100 000 bufale abbattute nell’area della provincia di Caserta erano in realtà sane e che in seguito alla macellazione venivano vendute sottocosto nel circuito delle multinazionali della carne. Gli allevatori si sono visti quindi beffati oltre che danneggiati, infatti per ogni animale che viene abbattuto ricevono un esiguo pagamento che non è sufficiente per ricomprare un altro animale sano. Il numero di animali quindi diminuisce e gli allevatori rischiano sempre di più di dover vendere i loro allevamenti, anche per via dell’aumento dei prezzi dei beni di materie prime come fieno e mangime. A risentirne però è anche il settore caseario con il quale si innesta un effetto a catena; infatti se il numero degli animali si riduce, si riduce anche la produzione di latte che conseguentemente, risulta più difficile da reperire per i vari caseifici della zona che si vedono costretti ad aumentare il prezzo dei loro prodotti e che quindi verranno acquistati dai clienti in maniera esigua. L’economia campana, già di per sé molto precaria, si ritrova ad affrontare questa nuova minaccia che se non risolta, rischia di far collassare le risorse del territorio. Agli allevatori, in ultimo, si uniscono i più giovani, in larga parte costituiti proprio dai figli degli stessi, che vedono scomparire dinnanzi ai loro occhi il futuro che avevano progettato, con il rischio di ritrovarsi a proseguire un lavoro infruttuoso e senza futuro.
Messina Rebecca 3°sco/B S. Pizzi
Cronisti di Classe 2021/22