Il territorio comunale pastoranese è collocato in un'area, la cui urbnizzazzione, cominciata in età preromana, vede ampio sviluppo con i romani, che strutturano e organizzano tutta la fertile pianura dell'agro campano.
Nella seconda metà del III secolo, una vasta crisi agraria ed economica investì l'intero Impero romano, e le regioni meridionali dell'Italia in particolare. La crisi fu aggravata dalla minaccia crescente da parte dei barbari ai confini dell'Impero, i quli ne accelerarono i processi di dissolvimento. Sotto la minaccia dell'invasioni barbariche si compie quindi l'atto che consacra l'involuzione dell'urbanesimo imperiale. Proprio in questo clima si spiega la vera formazione dell'originario nucleo di Pastorano, piccolo insediamento dedito alla prevalente attività pastorizia di cui permane forse il segno nello stesso toponimo. Vi confluirono prima dell'anno mille, non solo la parte di abitanti della dissolta Cales, ma anche i cittadini della Capua antica che qui si ritirarono per allontanarsi dai alcuni conflitti della loro città.
Stessa origine medioevale hanno le due frazioni di San Secondino, il cui nome deriva da quello del Santo, e di Pantuliano, dalla omonima famiglia, anche se studi recenti hanno accertato che il territorio dove sorge Pastorano apparteneva al vastissimo agro caleno, che comprendeva gli attuali comuni di Sparanise, Francolise, Rocchetta e Croce, Calvi Risorta, Camigliano, Giano Vetusto e Pignataro Maggiore.
Il Trattato di Casalanza:
Il Trattato di Casalanza fu stipulato a Pastorano il 20 maggio 1815 tra l'esercito austriaco e quello napoletano, sconfitto nella battaglia di Tolentino. Il trattato, stipulato in casa dei Baroni Lanza di Capua, pose fine al decennio
napoleonico nel regno, che l'imperatore Francesco I d'Asburgo riconsegnò all'alleato Ferdinando IV di Borbone.
La convenzione fu sottoscritta, per i napoletani, da Pietro Colletta, plenipotenziario del generale in capo, Michele Sarascosa.
Angelo Cioffi 2 CIN
Cronisti di Classe 2021/22