"E’ difficile calarsi nei panni degli altri ma è importante farlo”. E' d'obbligo virgolettare la frase che don Umberto d'Aquino ripeteva spesso ai giovani dell'epoca, che, oggi, con presunzione ed indimenticabile legame affettivo, vantano di essere stati suoi figli spirituali. Questa frase e' stata, ed e' compagna di vita, tutti i giorni. Non vogliamo, percio', solo nella ricorrenza odierna, stilare un appunto semplicemente ancorato ai canoni della cronaca, annoverata nel tradizionale caleindoscopio dei ricordi che l'almanacco raccoglie "nell'accadde oggi". Al contrario, la data e' scolpita permanentemente nel cuore di quanti hanno desiderio di esprimere un elogio funebre ad un prete qualunque, uno come tanti, che, pero', ebbe il merito di amare in modo incondizionato la propria citta'. Non importa gli anni trascorsi dalla sua dipartita, avvenuta all'indomani del caldo ferragosto del 1982, piu' di quarant'anni, ciononostante, il ricordo e' sempre vivo, come genera certezze il motto "semel scout semper scout", per quanti hanno avuto il privilegio di indossare il fazzoletto bardato. La cronaca di quel agosto, trasferisce le immagini in Val d'Aosta, perche' lungo il vallone di Chavannes, ai piedi del monte Bianco, era stato montato il campo base del Capua 1, il gruppo scaut dell'Agesci (Associazione Guide e scaut Cattolici ndr) di cui don Umberto era l'assistente spirituale. L'accampamento venne allestito a conclusione di una intesa operativita' effettuata a La Thuille. L'inclemente pioggia non ebbe remore per qualche tenda malandata, indispensabile correre al riparo con altri fratelli piu' "fortunati". La nostra, giusto per inciso, era tra quella che incameravano acqua e, quindi, con Antonio Casale, Girolamo Capuano, oggi apprezzato sacerdote in quel di Casalba di Macerata Campania e l'indimenticabile Enzo Pontillo, dovemmo trovare idonea sistemazione per la serie "Adda passa 'a nuttat". Alle prime luci di quel 17 Agosto giuse la notizia che don Umberto era morto, il giorno precedente aveva celebrato i funerali della sorella, deceduta per un male incurabile. La malattia della sorella aveva segnato profondamente don Umberto. La notizia della morte del sacerdote suscito' frofonda amarezza in quanti lo conoscevano e non solo a Capua. Monsignor D'Aquino era un predicatore eccellente, la messa domenicale di mezzogiorno, celebrata nella Basilica Cattedrale, era un rito al quale non si poteva mancare. Il sacerdote era sempre prodigo di consigli ma allo stesso tempo intransigente nei comportamenti personali, non esitava ad esprimere con fermezza il proprio punto di vista ed indirizzare con autorevolezza ed incisivita' il percorso da seguire. Numerose furono le iniziative portate a compimento da don Umberto sin da quel 14 luglio del 1946, quando venne ordinato sacerdote; il 9 settembre 1957 è rettore del Seminario capuano, poi Arcidiacono del Capitolo Cattedrale, cappellano dell’ospedale Palasciano, docente della media “Ettore Fieramosca” e del magistrale “Salvatore Pizzi”. La figura e l’opera di don Umberto restano indefinite e vuote se le si vogliono ridurre ad una sterile elencazione di piccole o grandi iniziative sociali e religiose: non è stato circoscritto a questo il suo fascino, il segreto del suo sacerdozio. E’, invece, nella pienezza e nell’amore con cui ha vissuto quel “mistero del prete” il compendio della sua vita terrena. Con don Umberto e' sparito un personaggio importante della antica poesia di Capua. A lui si deve la partecipazione al primo venerdi del mese, la venerazione per il Sacro Cuore di Gesù: il posizionamento del simulacro che si eleva lungo la riviera Casilina fu da lui sostenuto, come pure la costruzione della chiesa nel rione Carlo Santagata. A don Umberto e' riconosciuta la grande partecipazione popolare a "L'incontro" del Venerdì Santo in piazza dei Giudici. A don Umberto su deve la riproposizione della meravigliosa processione alle quattro del mattino dedicata all'Immacolata Concezione. Ricco ed articolato il racconto della sua vita nei testi pubblicati a firma di don Peppino Centore, Vittorio Sortini, Ciro Pozzuoli ed anche il nostro libro "La luce nel tramonto". E' da considerarsi un testamento spirituale, invece, il volume: "La giornata comincia la sera" pubblicato da don Umberto, come pure la sua composizione della Via Crucis. A don Umberto Capua deve tanto, soprattutto in termini spirituali e morali, nonché quella fervente e viscerale fede Mariana. Don Umberto d'Aquino ha lasciato una testimonianza di Fede ed una eredità di pensieri che rimarranno a lungo nutrimento e sostegno non solo per il popolo credente.
Foglie "Di Lauro"
Foglie "Di Lauro"