
Nel mese di novembre 2024 l'ufficio economico finanziario del Comune segnalava al servizio di manutenzione la presenza di notevoli macchie di umido, perdite d'acqua e crepe all'interno dei propri uffici.
A seguito di questa segnalazione, il responsabile del settore servizi pubblici effettuava un sopralluogo, congiuntamente con il personale dell'Asl competente, nell'appartamento sovrastante, dove si riscontravano la rottura dell'impianto idraulico e, soprattutto, cospicue infiltrazioni all'interno dell'appartamento che interessavano anche l'impianto elettrico.
A seguito di ciò il responsabile segnalava al Sindaco, in data 20 novembre 2024, la necessità di emanare un'ordinanza di sgombero “immediata e senza indugio”.
Il giorno successivo, appurato lo stato di inagibilità dell'appartamento e considerato che tale condizione costitutiva una minaccia di carattere igienico sanitario e per la pubblica incolumità, il Sindaco ordinava all'occupante di lasciare libero l'immobile di proprietà comunale avvertendo che in mancanza sarebbero intervenute operazioni di sgombero coatto.
A seguito di numerosi interventi da parte dei vigili urbani, la signora, lasciava l'alloggio e veniva affidata ai servizi sociali. La signora, come relazionato dall'ufficio, ha mostrato molta reticenza ad accettare soluzioni ragionevoli, finché non ha accettato una soluzione temporanea di ospitalità presso un B&B dove è stata ospitata dal 19 dicembre al 7 aprile, prorogando di mese in mese l'ospitalità al fine di consentirle di trovare una soluzione alternativa.
Questa soluzione è costata 3500 euro alle casse comunali.
Come si evince dalla relazione degli uffici dei Servizi sociali “Contestualmente la Signora è stata convocata diverse volte presso i Servizi sociali, per proporre l'erogazione di un contributo economico al fine di affrontare le spese per un affitto presso un alloggio che doveva attivarsi a cercare. Essendo la Signora in età lavorativa, persona non disabile e madre di due figli maggiorenni, di cui uno occupato lavorativamente e l'altro residente in Capua con figli minori, accuditi durante il giorno dalla Signora, è stato proposto alla medesima di trasferirsi anche momentaneamente dalla figlia. Proposta che è stata rifiutata.
Inoltre alla stessa è stata offerta anche l'ospitalità presso una struttura residenziale di volontariato locale.
Tutte le opzioni sono state rifiutate, adducendo di essere titolata ad occupare sia l'appartamento nel quale viveva per un'assegnazione da parte del Comune, sia perché assegnataria di un appartamento Acer, occupato abusivamente da altro nucleo familiare da anni.
Si riporta che per l’utente è stato attivato un progetto personalizzato ed individualizzato, orientato all'autodeterminazione e autonomia lavorativa ed economica, in linea con l'evoluzione della normativa in materia di presa in carico delle persone con fragilità e vulnerabilità socioeconomica in età lavorativa.
Da premettere che la Signora non ha mai esibito l'ISEE, probabilmente perché nel reddito concorreva il figlio convivente che oggi pare si sia trasferito. Il Progetto è tuttora valido e potrà proseguire, ma richiede l'impegno delle parti.
La signora è stata anche invitata a rivolgersi al CPI, che oggi propone diverse opportunità; è stata seguita per richiedere l'ADI, attualmente in valutazione.
Le è stato inoltre proposto il tirocinio Gol, rifiutato perché la stessa ha affermato di non poter svolgere attività lavorativa. Lo stesso è stato proposto al figlio, che ha rifiutato essendo già occupato.
Pur comprendendo la situazione e pur essendo umanamente vicini alla richiedente, con la dimostrazione dell'ascolto costante e della partecipazione alle sue problematiche, i servizi sociali non possono prendere in carico a vita situazioni nelle quali non vi sono reali bisogni complessi, con compromissione sanitaria, minori in carico, anzianità.
La signora vive comunque in un contesto di protezione sociale, avendo due figli maggiorenni, di cui una con la quale quotidianamente convive.
La scelta di non vivere, seppure temporaneamente, in attesa di altra soluzione, con la figlia, è una scelta personale.
La decisione di non accettare l'ospitalità temporanea presso una struttura residenziale gestita dal volontariato è altresì una scelta personale.
La decisione di non accettare un contributo economico per affrontare le spese di un affitto, seppure temporaneo in attesa dell'evoluzione degli eventi, è una scelta personale.
La scelta di non attivarsi per la ricerca di una soluzione per la propria autonomia, è una scelta personale.
I servizi sociali restano a disposizione. Siamo aperti al dialogo, al sostegno, ad intervenire per trovare insieme delle soluzioni, con l'impegno reciproco. I servizi sociali, tuttavia, non possono erogare servizi nella direzione dell'assistenzialismo, che non generino il miglioramento delle condizioni di svantaggio.”
Da questa relazione dei Servizi sociali emerge con chiarezza che la signora non è stata mai abbandonata.
Intanto, l’amministrazione comunale è stata messa a conoscenza da una lettera di un avvocato incaricato dalla signora, che la stessa occupava l’alloggio comunale in conseguenza di un’ordinanza sindacale del 1999 di assegnazione provvisoria; l’avvocato informava, inoltre, il Comune che, in conseguenza di regolare bando svolto dall’ACP di Caserta (oggi Acer) la signora risultò assegnataria di un immobile sito in Capua alla Via Fraz. Quadrivio Caputo palazzina n. 2 int.1, giusta ordinanza di assegnazione alloggi di edilizia residenziale pubblica nel Comune di Capua n. 27/06/2006, ma che tale alloggio non poté essere abitato dalla legittima assegnataria perché lo stesso fu abusivamente ed illegittimamente occupato da persone non aventi nessun titolo sull’immobile.
A tal proposito, si sottolinea che l’ordinanza di assegnazione dell’alloggio comunale NON RISULTA agli atti del comune, e che nessuna amministrazione succedutasi dal 1999 ha potuto regolarizzare l’assegnazione dell’appartamento comunale sottoscrivendo un contratto e prevendendo un conseguente canone di locazione, come previsto dalla legge sulla edilizia residenziale pubblica.
Quanto all’occupazione abusiva dell’alloggio ex Iacp avvenuta nel 2006, nessuna delle amministrazioni successive ha provveduto ad eseguire l’ordinanza di sgombero per consentire di procedere all’assegnazione alla legittima vincitrice del richiamato bando.
L’attuale amministrazione comunale, venendo a conoscenza di ciò, richiedeva agli uffici dell’Acer di Caserta di relazionare sullo stato delle occupazioni abusive all’interno delle palazzine di loro proprietà per poter adottare gli atti conseguenti.
A seguito di questa richiesta, l’Acer inviava un lungo elenco di appartamenti occupati abusivamente nella città di Capua (circa 70). Detto elenco, consegnato al Comando della Polizia municipale, è oggetto di indagini propedeutiche alla definizione degli atti consequenziali. Si tratta di un lavoro che il Comando sta effettuando compatibilmente con i numerosi compiti di loro competenza e con le esigue forze disponibili.
In attesa dell’esito di tali accertamenti, l’amministrazione ha ulteriormente contattato gli uffici dell’Acer per capire possibili soluzioni della problematica in questione.
Considerando i tempi lunghi delle procedure per l’avvio degli sgomberi degli alloggi abusivamente occupati, su cui sarà necessario anche un passaggio in Prefettura, stante l’impatto sociale della vicenda, anche a causa della sicura presenza in molti appartamenti di disabili e di minori, l’Acer ha ipotizzato il ricorso all’art. 26 comma 11 della legge regionale n. 11 del 28 ottobre 2019, che consente di eseguire coattivamente i provvedimenti di mobilità resi necessari per l’esecuzione di interventi di ristrutturazione e di recupero.
Si tratta di casi nei quali il Comune d’intesa con l’Ente gestore, assicura che il trasferimento avvenga in un altro alloggio libero di edilizia residenziale pubblica. Si tratta ovviamente di capire se il caso della signora può rientrare nell’ambito di tale procedura. L’apparato comunale a tal proposito, ha manifestato delle perplessità, per cui il Segretario Generale intende richiedere ulteriori approfondimenti agli uffici dell’Acer di Caserta. Solo all’esito di tali verifiche, il Sindaco e l’amministrazione - che non intendono agire in contrasto con la legge e con la tutela dei diritti di tutti i cittadini inseriti nelle graduatorie dell’Acer - potranno assumere decisioni risolutive.
I Servizi sociali del Comune sono a disposizione della signora per trovare soluzioni temporanee ragionevoli e rispettose delle normative di riferimento.